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venerdì, luglio 13, 2007
Le regole di Suor Letizia [ovvero Emergenza laica]

Alla fine censura totale. Nessuna mostra, a Milano, su Arte e Omosessualità. E forse non è contestabile nemmeno Sgarbi, che davanti alle regole di Suor Letizia Moratti, ha preferito privare la città di Milano di una mostra, attesa, controversa, pericolosa o semplicemente libera.
Ecco perché il nostro Paese vive un emergenza laica. Perché la città che si immagina più evoluta, il ponte verso l’Europa, quella che negli anni ’80 ci ha regalato gli Yuppies e la “dolce vita” in chiave moderna, unica a contrastare quella romana degli anni ’70 oggi monta un caso attorno alla mostra in questione e si allontana definitivamente dall’immaginario che ormai si definisce comune .
Perché la censura a una mostra è una cosa triste, non solo per gli artisti, non sono per chi ama l’arte, non solo per chi sarebbe andato a vedere quelle opere.
Sembra impossibile che nel 2007 una mostra sia ancora legata al concetto di censura. Mette paura e avvilisce. Romanticamente richiama al concetto di coraggio. Perché l’arte è anche coraggio.
In questo caso però diventa anche baluardo, diventa pericolosa proprio perché repressa, diventa denuncia, ma non delle opere “scandalose”, ma dello stato in cui versa la MORALE in Italia.
Censurare per attaccare, censurare per alimentare la paura, censurare per spingere sempre un po’ oltre i paletti del proibizionismo come concetto e come regolatore delle nostre vite, censurare per rafforzare l’idea di omosessualità-scandalo-proibito-perverso.
Mentre attorno, tutto scorre. Quella mostra si mostrerà e probabilmente avrà meno successo che se si svolgesse a Milano, quella mostra non si svolgerà, ma sarà, come nel caso di ogni censura una perdita.
Quale sarà allora il prossimo passo? Cosa verrà censurato, proibito, fosse anche solo osteggiato e additato di scandaloso? Cosa provocherà lo sdegno dei benpensanti? E a cos’altro ancora si dovrà rinunciare?
Tutto questo mi impaurisce, perché quest’emergenza coinvolge qualcosa che va oltre l’arte, qualcosa che va nella vita di ognuno, qualcosa che rischia di chiudere e censurare ognuno di noi, dal modo di vivere, di amare, di esistere.

di Contro-verso

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posted by Andreas Martini @ 8:02 PM  
3 Comments:
  • At 3:14 AM, Anonymous Anonimo said…

    La storia ha dell'incredibile sul serio.
    Io sono un milanese in trasferta e finora apprezzo la determinazione della moratti riguardo per esempio la congestion charge.

    Altri aspetti della sua amministrazione sono però assai deludenti. Ad esempio le nomine sospette denunciate da Sansa e Offreddu, il pregiudizio manifestato prima con le indecisioni per i finanziamenti al festival del cinema gay, poi dubbi sul pride e infine con la censura di questa mostra.
    Una mostra di portata modesta, se confrontata con altre che milano ospita.
    Tuttavia una mostra degna delle più grandi attenzioni, per qualcuno...

    Al di là delle polemiche, la censura rimane un pessimo segnale da parte del primo cittadino di una metropoli che cerca di competere con il mondo come centro creativo!

     
  • At 9:17 AM, Blogger Alzata con pugno said…

    Scusate, c'è una cosa che non capisco. Sono una persona contro qualsiasi discriminazione. Non capisco il perchè del ghetto. Se è vero che le associazioni gay, come le associazioni femministe o quelle anarchiche e via dicendo, servono per promuovere i diritti per i quali si lotta, non vedo il motivo per cui ci debba essere una "giornata", una "mostra", una "letteratura"...se l'integrazione e l'equiparazione sono gli obiettivi, perchè sentirsi "particolari"?

     
  • At 11:00 AM, Blogger Andreas Martini said…

    Esistono varie correnti artistiche a cui si dedicano delle monografie ed è chiaro che si può rintracciare in determinate opere un tema comune, in questo caso il tema comune è la rappresentazione artistica dell'omosessualità. E così poi nella letteratura e negli altri campi.
    L'orientamento sessuale, sia etero che omo, condiziona, positivamente e negativamente, la vita e la visione del mondo (inteso come affetti, sentimenti, emozioni...) delle persone ed è quindi chiaro che esiste una diversità che va riconosciuta.
    Lottare per la parità dei diritti o per l'equiparazione uomo-donna non deve assolutamente significare la distruzione del concetto di diversità. Siamo diversi per genere, orientamento e via dicendo ma non per questo non meritiano la pari dignità.

    come avresti raggruppato per esempio tutte quelle opere? in che mostra "non particolare" l'avresti esposte?
    Non sto avvallando la definizione di particolarità, che è cosa ben diversa dalla diversità.
    Sto dicendo che la diversità di quelle opere - a prescindere dal giudizio di bellezza e bruttezza - trova un fattore comune che gli fa meritare una mostra a sè e che difficilmente troverebbero posto in altre esposizioni.

     
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About Me: Andreas Martini è uno pseudonimo, ma non sono "una velata": sono visibile dappertutto, ma per scelte diverse, anche politiche, non lo sono su questo blog e nella rete. 26enne, 100% orgoglioso abruzzese, 100% innamorato di Roma, la città che dal 2000 mi ha adottato. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista praticante. Il mio blog è il mio impegno nella lotta per i diritti civili glbt. C'è anche attivismo vero: sono iscritto all'associazione di ispirazione socialista Rosa Arcobaleno e alla Federazione dei Giovani Socialisti.
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