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martedì, aprile 17, 2007
I compagni di Matteo assolti dalla preside. Che vergogna!
La Preside del Sommelier, il liceo di Torino in cui studiava Matteo, ha scritto una lettera ai compagni di classe del sedicenne tragicamente suicidatosi. Li ha assolti.
Mi vergogno per lei, per le parole che ha scritto e quindi mi rifiuto di riportarle. Potete leggerle su Gaynews (dove trovate anche un'intervista alla madre di Matteo - che, giustamente, non perdona i compagni di classe del figlio - ed un'intervista ad una psichiatra).

Vi pubblico invece le parole di Massimo Gramellini, de La Stampa, che "demolisce la posizione auto-assolutoria della preside":

La preside della scuola del piccolo Matteo suicida per vergogna ha spedito a studenti e professori una lettera aperta che, se avesse un titolo, sarebbe il più italiano di tutti: «Noi non c’entriamo». E magari si fosse espressa con un linguaggio così diretto. Ha invece tirato in ballo il morticino per ungerlo di retorica a fini autoassolutori: «Lui dal cielo con un abbraccio dirà a tutti voi, suoi compagni, che con voi ha vissuto momenti felici e scherzosi, che non l’avete deriso e che non siete colpevoli del suo attimo di sconforto». Traduzione in sincerese: «Matteo a scuola era integrato a meraviglia. Se si è ucciso lo ha fatto per problemi esterni, ma noi siamo innocenti».
Peccato. Ogni tanto sarebbe bello se chi occupa una posizione di responsabilità ci stupisse con effetti normali. Stavolta bastava davvero poco. Bastava che la preside, senza scomodare cieli e nuvolette angeliche, ammettesse che qualche battuta pesante sulla «diversità» di Matteo era ben volata fra i banchi, anche se lui le aveva ingigantite con la sua ipersensibilità. Che a scuola né i ragazzi né gli adulti si erano accorti del dramma che andava consumandosi nel cuore di quel ragazzo. E che, se nessuno lo aveva indotto materialmente a farla finita, la sua triste storia doveva però insegnarci a spalancare gli occhi e le orecchie per cogliere il disagio che ci abita intorno e riconoscerlo da uno sguardo, una parola, un silenzio. Ecco: da un adulto era lecito aspettarsi qualche parola adulta. Non la solita preghierina al dio Scaricabarile.

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posted by Andreas Martini @ 3:24 PM  
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Home: Roma, Italy
About Me: Andreas Martini è uno pseudonimo, ma non sono "una velata": sono visibile dappertutto, ma per scelte diverse, anche politiche, non lo sono su questo blog e nella rete. 26enne, 100% orgoglioso abruzzese, 100% innamorato di Roma, la città che dal 2000 mi ha adottato. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista praticante. Il mio blog è il mio impegno nella lotta per i diritti civili glbt. C'è anche attivismo vero: sono iscritto all'associazione di ispirazione socialista Rosa Arcobaleno e alla Federazione dei Giovani Socialisti.
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