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venerdì, giugno 16, 2006
Vittime dell'omofobia o dell'imprudenza?
Scoprirsi e accettarsi gay, è inutile ripeterlo, è un percorso difficile che accomuna tutti quello che intraprendono. Sarebbe da investigare su quanto incida l'età in cui lo si affronta, ma non ho sicuramente le capacità e nemmeno i mezzi per farlo. (Da un test compilato in un noto pub gay romano credo che se ne occupi l'Istituto Becks con riguardo particolare all'adolescenza). Azzardo però un ulteriore elemento in comune a tutte le età, che forse giusto in questi anni sta svanendo: il sentirsi soli, uniche "vittime" di un tale destino. Comincia quindi presto la voglia di scoprire l'altro di poter condividere con qualcuno i propri timori e le proprie ansie, per non sentirsi più soli. Comincia altrettanto presto la voglia di fare nuove esperienze, il sesso è indibbubiamente una delle prime prove del nove da superare per capire se si è realmente attratti dallo stesso sesso o se sono solo strane pulsioni momentanee. Per ambedue le cose il primo passo è quello: la chat. In una qualsiasi chat gay, ormai molti portali anche non del settore offrono "rooms" dedicate, la prima cosa che noti è che non sei l'unico! Ma un minimo di shock c'è: ti accorgi che la stragrande maggioranza degli utenti cerca sesso, in varie forme e colori, e tu vorresti fare solo 4 chiacchiere; ma basta poco ad ambientarsi, tutti cedono prima o poi alle tentazioni e scoperti i semplici meccanismi ti metti alla ricerca anche tu, la prova del fuoco - che spesso è la più facile - ti attende.Tutto questo naturalmente accade molto più spesso in provincia o al di fuori delle grandi città metropolitane che offrono altri mezzi di socializzazione per i gay. In qualsiasi luogo comunque c'è chi continuerà ad utilizzare esclusivamente la chat e chi, nonostante il "debutto in società", la utilizzerà come passatempo o come facile mezzo per trovare sesso "fast food".Io perosonalmente chatto da quando ho più o meno 16 anni ed ora ho profili su tutti i portali più famosi, posso quindi dire di averne viste di tutti i colori. La ricerca del sesso è costante quello che cambia sono le pratiche, i giochi, i fetish, le fantasie. Un altro modo per trovare sesso facile è la prostituzione (lasciando perdere la ricerca online di escort/accompagnatori) o comunque i luoghi di batuage, presenti anche nei piccoli centri. Luoghi frequentati per lo più da uomini di una certa età che molto spesso conducono una doppia vita.
Ma perchè tutto questo preambolo?I giornali online di ieri danno notizia dell'ennesimo omicidio con vittima un gay. Sergio Tosio Aru, 39 anni, di Roma, attore, trovato morto nel suo appartamento nei pressi del Vaticano.I giornali parlano di indagini "nel giro gay" e subito l'assassinio viene classificato come "omocidio". E anche Repubblica.it ricorda che sarebbe il 34° a Roma in circa 10 anni.
"Un omicidio a scopo di rapina, secondo i primi accertamenti della squadra mobile diretta da Alberto Intini, che non escludono lo scenario tipico di un delitto gay.""In particolare, sono prese in considerazione le ipotesi di una rapina finita nel sangue, ma anche di delitto legato all'ambiente omosessuale della capitale."
Nella vaghezza di tutti e due i riferimenti alla nostra comunità, mi pogo una domanda: l'attore sardo è veramente vittima di un omocidio? e lo sono tutti gli altri?

Dalla recensione di Francesco Gnerre a "omocidi" di Andrea Pini:

"morti causate direttamente dalla sessualità della vittima, ma la cifra reale è sicuramente più alta se teniamo presente che molti di questi delitti sono classificati in altro modo dagli investigatori, perché la vittima ha sempre tenuto nascosta la sua identità sessuale, o se consideriamo il fatto che la realtà è molto spesso occultata dai familiari, per i quali essere stati uccisi "per rapina" è evidentemente molto più onorevole che essere stati uccisi "per omosessualità".

Ritorniamo un momento all'articolo su Sergio Ari Tosu. Si legge che anche se in subbuglio la casa non manca di nulla, pare si stato addirittura ritrovato il cellulare della vittima. A questo punto sembrerebbe avvalorata la tesi del capo della suqadra mobile e del presidente di Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo: un omocidio camuffato in rapina.
Ma penso agli altri casi e mi chiedo se l'omofobia non c'entri affatto. Spesso le cose sono invertite: una "baanale" rapina finita nel sangue ma con un dato costante: le vittime sono omosessuali. Si finisce per classificarli perciò come assassini a sfondo omofobo.
Passerò per impopolare e cinico ma a me sembra che prima di ogni altra cosa molti siano stati vittime dell'imprudenza. Penso alle ultime mie incursioni in chat e penso a quegli annunci strani, incursioni notturne nel più totale anonimato, al mito ormai diffuso dell'uomo dell'est, si cercano sempre più infatti ragazzi rumeni o comunque dell'est europeo. Quegli stessi ragazzi che vedi battere vicino Termini o in altri luoghi tipo Valle Giulia - resa celebre dal Monsignore a caccia - quegli stessi rumeni che molto spesso sono gli assassini, come nell'ultimo caso di Ostia. Lo so è un discorso razzista ed io, che ho un ragazzo polacco, dovrei evitare di farlo ma trovo inoppugnabile l'affermazione che sono persone pericolse, sicuramente più pericolose di tante altre.
Non dimentico, come ho scritto all'inizio, che spesso le vittime sono uomini già grandi che sicuramente hanno avuto più difficoltà ad accettarsi (Andrea Pini nel suo libro parla di mancanza di autostima delle vittime, per lo più persone che vivono in maniera clandestina e schizofrenica la loro omosessualità -rispettabili eterosessuali di giorno e marchettari di notte) ma i casi di reale omofobia lo dice lo stesso autore di Omocidi sono rari: forme di vero e proprio razzismo ancora presente in certo fanatismo antiomosessuale, che serpeggia spaventosamente in tutta l'Europa (tra le vittime, anche se in minoranza, troviamo anche persone che vivevano abbastanza serenamente la loro omosessualità, come il giovane Francesco Bertolini ucciso a Roma il 15 luglio del 2001).

Non mi ergo a giudice e censore, dovrei sentirmi così perfetto e sicuro del mio modo di fare anche in casi di ricerca online di sesso e non lo sono. Queste parole però vorrebbero essere un monito, a me in primis, affinchè si diano meno chances all'omofobia. Entrare in una chat o frequentare luoghi di prostituzione solo per accalappiare le proprie vittime significherebbe essere "fanatici antiomosessuali" ad alti livelli e lo vedo alquanto difficile, penso piuttosto che molti ragazzi sbandati si lascino prendere la mano e per qualche euro sono disposti ad uccidere.
Suggerimenti? Io sicuramente non ne ho da dare, ma ricordare di usare prudenza è certamente un consiglio sempre valido.
posted by Andreas Martini @ 1:50 PM  
1 Comments:
  • At 3:05 PM, Blogger Teo said…

    La prudenza non è mai troppa, hai davvero ragione!

    Forse la prudenza non è mai troppa, serve anche una buona dose di buon senso ed il coraggio di sbarazzarsi di presenze ridondanti. Quante volte è capitato di conoscere qualcuno che pare interessante e poi scoprire che si tratta di uno squilibrato?

    A questo punto, mi sovviene una domanda: come facciamo - plurale maiestatis - a pretendere di adottare un approccio introspettivo rispetto all'altro se non siamo capaci di rendere trasparenti noi stessi?

     
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About Me: Andreas Martini è uno pseudonimo, ma non sono "una velata": sono visibile dappertutto, ma per scelte diverse, anche politiche, non lo sono su questo blog e nella rete. 26enne, 100% orgoglioso abruzzese, 100% innamorato di Roma, la città che dal 2000 mi ha adottato. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista praticante. Il mio blog è il mio impegno nella lotta per i diritti civili glbt. C'è anche attivismo vero: sono iscritto all'associazione di ispirazione socialista Rosa Arcobaleno e alla Federazione dei Giovani Socialisti.
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