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lunedì, maggio 22, 2006
Il coraggio di Rosy!

Non pochi omosessuali italiani dopo la presentazione della lista dei Ministri avevano storto il naso. Il neo Premier Prodi ha creato un nuovo Ministero, senza portafoglio, per la Famiglia affidandolo a Rosy Bindi. Tra ironia e vere prese di posizione tutti avevano commentato questo nuovo "mostro ruiniano". Si perchè sembra che il termine famiglia debba fare per forza riferimento a quella cristiana, a quella uomo donna così come intesa dai cattolici. Dopo il danno (il programma deludente in materia unioni civili) la beffa: si credeva che con la creazione di quel Ministero, per di più affidato ad una nota cattolica della Margherita, il signor Prodi volesse tranquillizzare più del dovuto il Caridanl Ruini & Co.
I vertici dell'associazionismo glbt, si rallegrano per la Pollastrini alle Pari Opportunità, e sperano che quel neo-Ministero diventi per "le Famiglie", includendo quindi anche i nuclei affettivi diversi da quelli tradizionalmente intesi. Dopo il problema etimologico per le unioni civili eccone un altro per la famiglia o le famiglie.

Un pò tutti aspettavano le prime dichiarazioni da Ministro della Bindi, che non si sono fatte attendere. Il Corriere della Sera il 21 maggio pubblica un intervista, in cui la Ministro prova ad "inventare" quali temi affronterà il suo neonato dicastero e inevitabilmente si finisce a parlare dei temi caldi che dividono il mondo cattolico e la politica: fecondazione e Pacs.

Se sulla fecondazione la Bindi mantiene una cerda moderatezza è sui PaCS che si sbilancia e stupisce positivamente tutti i gay italiani:


E sui Pacs, contro cui è tornato a esprimersi Benedetto XVI?

«Nel programma dell’Unione questa parola non c’è. Si parla di unioni civili, e di diritti da garantire».

Diritti delle persone, da regolare nella sfera del diritto privato, come sostiene ad esempio Rutelli? O le unioni civili potranno avere un riconoscimento pubblico?

«A me pare che non sia possibile né giusto separare rigidamente le due sfere, quando si parla di diritti delle persone. Dov’è il confine tra privato e pubblico? Se c’è una norma che si applica a due persone, anche i terzi sono tenuti a rispettarla. Vedremo. Ne discuteremo. Dovremo evitare uno scontro ideologico».

Che tradotto dal politichese all'italiano significa: sì alla pubblicità dell'atto. Ovvero ritirare in ballo la clausola tolta per compiacere il Capo dei Vescovi italiani ma che tanto deluse i glbt italiani. Con le sue dichiarazioni la Rosy inverte le cose: i gay tornano fiduciosi a sorridere, il Vaticano a tuonare. Nell'edizione odierna prima critica apertamente la Ministro che con "acrobazie dialettiche" con "sforzo sovruamano" cerca "argomenti per difendere posizioni indifendibili, almeno dal punto di vista cattolico".

Poi ci tiene a ribadire, con chiara impostazione omofobica, la loro contrarietà ai PaCS:

"Sulla questione dei Pacs, delle unioni civili, delle coppie di fatto, in qualsiasi modo le si vogliano chiamare, l'Osservatore Romano è intervenuto già da tempo, e vale la pena richiamare almeno il chiarissimo intervento di Francesco D'Agostino il 14 gennaio scorso, che ha il merito, fra gli altri, di sfrondare il campo dalla pesante pellicola di ipocrisia che si posa inesorabilmente sui tanti dibattiti che si tengono sul tema. Due considerazioni vanno comunque riproposte: è necessario, nel dibattito, distinguere fra coppie eterosessuali e omosessuali. E' una distinzione importante perchè la convivenza fra persone eterosessuali è già regolata nel diritto civile attraverso il matrimonio (per il quale, va evidentemente ricordato, c'è bisogno delle cosiddette pubblicazioni) e non si spiega perchè lo Stato debba intervenire sulla sfera privata per dare tutela pubblica a chi invece si è già rifiutato di averla".
Il dibattito dilaga e se la Pollastrini ribadisce che tra i suoi primi interventi ci sarà una nuova proposta di legge sulle quote rosa e sulle unioni civili, dall'altro lato Bobba - ormai, insieme alla Binetti, il più famoso cattolico prestato alla politica - auspica che non ci siano scontri ideologici ma che nella discussione in aula si possa trovare una soluzione largamente condivisa. Insieme a lui era ospite a Rapubblica RadioTV anche la Bonino che proprio per l'eliminazione della "pubblicità dell'atto" aveva abbandonato il tavolo delle trattative in sede di rifinitura del programma dell'Unione.

Il Vaticano prima contro Bertinotti, ora contro la Bindi. Il primo non è sembrato cedere sulle sue posizioni, speriamo che neanche la Rosy perda il suo coraggio e riesca a tradurre ciò che ha detto, in impegno reale a favore delle coppie di fatto.
posted by Andreas Martini @ 5:48 PM  
8 Comments:
  • At 4:11 PM, Anonymous Anonimo said…

    Andreas,
    come fai a gioire per le affermazioni della Bindi. Ha solo detto che i singoli individui debbono godere di diritti, magari anche opponibili verso terzi. Ha invece ribadito il suo NO ai Pacs (vedi quando il 17 ha detto che la parola Pacs non la vuole, e per "la parola Pacs" lei e i cattolici del suo partito intendono "registrazione", come la Bindi stessa ha dichiarato in gennaio in un'intervista a La Repubblica, intervista che ti ho riportato in precedenza). Non vedo il motivo di dire il coraggio di Rosy... è sulle stesse posizioni di Ratzinger. L'Osservatore Romano, certo, deve creare il caso per ostacolare anche un sereno dibattito sui diritti alle singole persone di modo da rendere i Pacs ancora più impensabili. Ma te, te che rifletti, spero con la tua testa, dovresti essertene accorto eccome. O no?

     
  • At 6:12 PM, Blogger Andreas Martini said…

    Marco in politichese la Bindi ha detto che è favorevole alla registrazione pubblica, ovvero non li chiamerà PaCS ma tali saranno.

    Poi permettimi di gioire, mi aspettavo molto peggio da una Bini e da una ministra della famiglia.

    L'intransigenza a mio avviso non porta buoni frutti!

     
  • At 6:31 PM, Anonymous Anonimo said…

    - La Bindi intervistata a La Repubblica il 13/01/2006, un mese dopo il vertice di San Martino in Campo che da qualcuno era stato definito un sì al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto: "Nel programma dell'Unione i Pacs, anche per i gay, non si chiamano però più Pacs, un fatto puramente formale? 'Non è un fatto formale non chiamarli Pacs, indica il punto di sintesi raggiunto che risponde a quell'etica condivisa attorno al tema della famiglia nel nostro paese che è rappresentata dall'articolo 29 della Costituzione. Non vogliamo né copiare la linea francese né riconoscerci nella pdl Grillini' "
    - La Bindi da Ministro per la famiglia, a APC - GayNews e successivamente Corsera: "la parola Pacs non è nel programma, è meglio non utilizzarla". "Nel programma dell’Unione questa parola non c’è. Si parla di unioni civili, e di diritti da garantire".

    Sveglia, Andreas... riflettici

     
  • At 6:44 PM, Anonymous Anonimo said…

    Quando i cattolici vogliono riconoscere un qualcosa ma "con un altro nome" non pongono una mera questione di forma... pongono una vera e propria questione di sostanza: quando dicono di voler sposare i gay senza "chiamare" le loro unioni matrimonio stanno insistendo per negare ai gay l'accesso al simbolo dell'Amore e della fusione per relegarli in unioni-ghetto per sua natura di serie b, in stile apartheid; qui intendono negare alle coppie di fatto una registrazione.

     
  • At 7:50 PM, Blogger Andreas Martini said…

    MArco se io mi devo svegliare tu devi cambiare disco, quantomeno con me visto che da 4 mesi che ho sto blog ripeti le stesse cose e mi sembrava che un punto di sintesi l'avessimo trovato tra le nostre posizioni.

    Io leggo l'intervista del maggio 2006 no quella di gennaio 2006. Nell'ultima in ordine di tempo pare che la Bindi abbia cambiato idea. Ed io me ne rallegro ok? Se la tua mente è ferma a gennaio sei tu che ti devi svegliare, non io.

    Che poi non ti piacciano o non ci piacciano i PaCS è altro conto.

     
  • At 8:34 PM, Anonymous Anonimo said…

    Il problema è che l'intervista del maggio 2006 non cozza con quella del gennaio 2006. Quella fatta in gennaio serve a chiarire la frase di maggio in cui la Bindi dice che non vuole la parola Pacs.

    In secondo luogo, a me i Pacs piacciono.

    In terzo luogo, non ti scaldare ok? Se vuoi che non intervengo più sul tuo blog basta dirmelo... preferisco di gran lunga che me lo dici, e forse allora non interverrò più, ma se non me lo dici poi è inutile che ti mostri così scocciato di sentire il mio parere. E' fuori dalle mie intenzioni scocciarti o offenderti... tutti i miei interventi,a nche quelli che ti invitano a "svegliarti" sono fatti assolutamente in modo tranquillo, bonario, riflessivo; ti ripeto, basta dirlo.

     
  • At 11:44 PM, Blogger Andreas Martini said…

    Come può un'intervista antecedente chiarire un'intervista successiva?

    A me fa più che piacere se commenti, anzi! ma non puoi dirmi svegliami per ben due volte, posso essere sveglio ed avere idee diverse dalle tue, credo. o mi sbaglio? :-)

    A presto
    A.

     
  • At 12:20 AM, Anonymous Anonimo said…

    Andreas,

    lo "sveglia" era un modo di dire, nel senso sveglia dalla credulità verso quelli lì; non nel senso di sveglia verso un indurmensa.

    sulla Bindi... ti faccio un esempio: se io oggi ti dico "la parola sporco non mi va giù poichè voglio mantenere la mia casa pulita" e tra due settimane ti dico solo "per come sono fatto io, la parola sporco non mi va giù" te ne deduci che la parola sporco non mi sta bene in quanto lo sporco non lo voglio in giro per casa. Idem qui... la Bindi, come ad es. il suo collega anche lui della margherita Fioroni, nel momento della definizione del programma, ha definito la lotta per l'assenza della parola Pacs più di un fatto formale: l'hanno definito espressione della volontà di non seguire la linea del grillo, la linea francese. Oggi, la stessa Bindi dice -sia il 17 alle agenzie riprese poi da GayNews sia in queste ore al Corsera, che, in obbedienza al programma, che lei condivide, non si deve usare la parola Pacs; cosa ne si deve dedurre? che lei non vuole la registrazione, ma solo provvedimenti verso le persone in convivenza i quali provvedimenti potranno eventualmente (dipende anche dal resto della coalizione) avere valore verso terzi.

    La Bindi intervistata da La Repubblica il 13/01/2006 e cioè un mese dopo il vertice di San Martino in campo, notoriamente benaccolto da diversi gay: "GIORN: Nel programma dell'Unione i Pacs, anche per i gay, non si chiamano però più Pacs, un fatto puramente formale? BINDI: 'Non è un fatto formale non chiamarli Pacs, indica il punto di sintesi raggiunto che risponde a quell'etica condivisa attorno al tema della famiglia nel nostro paese che è rappresentata dall'articolo 29 della Costituzione. Non vogliamo né copiare la linea francese né riconoscerci nella pdl Grillini' "

    Fioroni intervistato da L'Unità il 6 dicembre 2005: "GIORN: Dunque, il punto di differenziazione dai Pacs, di cui si era parlato fino ad ora, sarebbe nell’assenza di una cerimonia, diversa dal matrimonio? FIORONI: 'No, si tratta di una questione sostanziale. Non formale, e neanche terminologica. La normativa scelta a San Martino è un modo per garantire i diritti delle unioni civili che non lede in maniera né diretta, né indiretta l’articolo 29 della Costituzione' "

     
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About Me: Andreas Martini è uno pseudonimo, ma non sono "una velata": sono visibile dappertutto, ma per scelte diverse, anche politiche, non lo sono su questo blog e nella rete. 26enne, 100% orgoglioso abruzzese, 100% innamorato di Roma, la città che dal 2000 mi ha adottato. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista praticante. Il mio blog è il mio impegno nella lotta per i diritti civili glbt. C'è anche attivismo vero: sono iscritto all'associazione di ispirazione socialista Rosa Arcobaleno e alla Federazione dei Giovani Socialisti.
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