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giovedì, maggio 25, 2006
Sulla Bindi. Ultimo atto.
Dopo i due ultimi post su Rosy Bindi, Marco alias Equalmarriage ha più volte polemizzato con me per i toni entusiastici con cui ho giudicato le parole della Ministro per la Tutela della Famiglia.
Ci tengo a precisare alcune cose visto che Marco continua a sostenere che "dormo".
Tutto l'apprezzanemento alla Bindi è nato da queste parole:
«Nel programma dell’Unione questa parola non c’è. Si parla di unioni civili, e di diritti da garantire», «a me pare che non sia possibile né giusto separare rigidamente le due sfere, quando si parla di diritti delle persone. Dov’è il confine tra privato e pubblico? Se c’è una norma che si applica a due persone, anche i terzi sono tenuti a rispettarla. Vedremo. Ne discuteremo. Dovremo evitare uno scontro ideologico».

Io le ho lette così: il nome Pacs non c'è ma si può comunque parlare di un aspetto peculiare dei patti civili di solidarieta, la pubblicità dell'atto, l'inoppugnabilità dell'atto da parte di terzi.Lei nonostante cattolica, nonostante membro di una partito cattolico ed espressamente ruiniano, nonostante alla guida di un ministero che la chiesa voleva accaparrarsi, ha avuto il coraggio di dire che è favorevole a ciò cui molti altri eminenti membri della Margherita sono contrari. Si leggano oggi le parole di Rutelli che ricordano per l'ennesima volta il programma dell'Unione e quindi l'inesistenza dei Pacs E della sua clausola più importante.

Se poi mi si rammenta che a gennaio la stessa Bindi disse altro - le famose dichiarazioni di San Martino del Campo - io ricordo che si può cambiare idee (e infatti ho parlato di apertura non di totale favore per i PaCS) e che normalmente le dichiarazioni si leggono in ordine cronologicamente crescente non decrescente!

Io ho definito quell'apertura coraggiosa e non sono stato l'unico:

Così arrivano l'abbraccio di Emma Bonino («brava e coraggiosa»), i complimenti
di Daniele Capezzone («positivo passo in avanti»), l'entusiasmo di Barbara
Pollastrini
, ministro diessino per le Pari Opportunità, che dice di voler
proporre entro sei mesi «oltre alle quote rosa, un progetto di legge sulle
unioni di fatto», l'incoraggiamento di Franco Grillini, («bene quel riferimento
ai diritti pubblicistici»), la difesa di Marco Rizzo («da destra solo attacchi
strumentali»), la soddisfazione di Vladimir Luxuria e Titti De Simone («per la
prima volta il riconoscimento pubblico delle unioni civili non sembra più uno
scoglio insormontabile»). (Corriere.it del 22/05/06)

A dimostrazione che l'ho letto come Emma Bonino ecco un stralcio da un articolo appena trovato:

Non si tratta infatti per la Bonino «un problema di diritti individuali, quelli sono sanciti dalla Costituzione, ma piuttosto di diritto pubblicistico dell'unione di fatto e dell'inappellabilità rispetto a terzi, perchè questo è il vero problema di fondo». «Se poi vogliamo chiamarli Giuditta, Pacs o Genoveffa - ha concluso - non è questo il problema, l'importante è che non ci sia una formulazione ambigua per quanto riguarda il diritto di riconoscimento pubblicistico». (Unità.it)

Che poi il coraggio sia durato poco non ci posso far niente! Che le parole della Bindi non significano per forza che i PaCS ci saranno è un altro discorso. Lei anche nella lettera ad Avvenire ha confermato la sua intervista ha confermato quindi la lettura che gran parte dei suoi colleghi e della gente ha dato: è disposto alla pubblicità dell'atto. Cosa che non ritengo di poco conto, anzi, determinante!

Non credo che le battaglie si vincano con i muro contro muro e con l'intransigenza e vedere un bagliore di luce nelle parole della Bindi lo credo cautamente importante.



posted by Andreas Martini @ 6:50 PM  
6 Comments:
  • At 8:00 PM, Anonymous Anonimo said…

    Andreas,

    quale atto? quale atto? ha parlato di diritti e di eventuali norme che si applicano alle persone in convivenza.

    la Bindi, se leggi bene anche il Corsera, si è rifatta al Programma (che parla di unioni civili dicendo che occorre garantire diritti e facoltà alle persone) e a detto che la parola pacs non la vuole poichè non è nel programma. L'intervista di gennaio, relativa alla scrittura del programma, non viene affatto messa in discussione da questa intervista di maggio, ma anzi serve a chiarirla... laddove la Bindi non vuole la parola Pacs non pone una questione di nome: intende che non vuole seguire la linea francese, ergo non vuole riconoscimento alcuna registrazione. Non a caso, la Bindi ora dichiara di essere stata fraintesa e che, come intesa programmatica implica, di piccoli matrimoni non se ne parla.

    Che poi qualche politico, RnP e l'on. Grillini inclusi, abbia espresso parole di gioia penso sia normale... dopotutto, devono pure dare momentum a un dibattito che, per merito delle forzature del Corsera e di altri (forzature contro cui si è pronunciata la stessa Bindi), si stava orientando verso la linea francese. o no??

    Riflettici, vedrai che ti sei illuso.

     
  • At 8:31 PM, Anonymous Anonimo said…

    - La Bindi il 13 Gennaio 2006: “Non è un fatto formale non chiamarli Pacs, indica il punto di sintesi raggiunto che risponde a quell'etica condivisa attorno al tema della famiglia nel nostro paese che è rappresentata dall'articolo 29 della Costituzione. Non vogliamo né copiare la linea francese né riconoscerci nella pdl Grillini”
    (intervistata da La repubblica)

    - La Bindi il 17 Maggio 2006: “la parola Pacs non è nel programma, è meglio non utilizzarla”
    (da APC – Gaynews)

    - La Bindi il 21 Maggio 2006: “Nel programma dell’Unione questa parola non c’è. Si parla di unioni civili, e di diritti da garantire”; “A me pare che non sia possibile né giusto separare rigidamente le due sfere, quando si parla di diritti delle persone.”
    (intervistata da il corriere della Sera)

     
  • At 9:12 PM, Anonymous Anonimo said…

    ok mi sono illuso. tu continui a fare confusione con le interviste. io parlo quella del 22 MAGGIO! quella che per altro hai ripetuto pure tu nei commenti nonostante l'avessi già inserita in due post io e li parla di riconoscimento pubblico. io ho letto questo. Tu sei vuoi continua a vederti tutto il mondo contro.

     
  • At 2:21 AM, Anonymous Anonimo said…

    No Andreas,

    L'intervista (l'unica) che il corriere ha fatto a Rosy Bindi è del 21. Almeno, il sito internet del Corriere ha messo come data il 21 Maggio (vedi www.corriere.it) non il 22. Il motore di ricerca del sito presente che il g 22 è comparso un articolo nel quale compare sì l'espressione riconoscimento pubblico ma quell'espressione riprende il testo di una domanda fatta a Rosy Bindi, non le parole vere e proprie della Bindi... che non includono questa espressione.

    Nel merito... ti ri-faccio notare che lì ha parlato di eventuale valore pubblico di eventuali norme sulle persone in convivenza. Te la cito: "A me pare che non sia possibile né giusto separare rigidamente le due sfere [privato e pubblico], quando si parla di diritti delle persone". Purtroppo, e veramente purtroppo, la Bindi non si è mai discostata dal programma, difatti ora dice di essere stata molto fraintesa.

     
  • At 10:17 AM, Blogger Andreas Martini said…

    Ok la Bindi è omofoba acerrima nemica dei gay e contro ogni diritto civile. Hai ragione. Tutto colpa di quelli del Corsera che hanno forzato le sue parole attirando su la Bindi le inutili ire del mondo cattolico.

     
  • At 1:32 PM, Anonymous Anonimo said…

    Esatto.

    Scusa in questi gg sembro un po' guastafeste, ma chi ti spaccia le parole della Bindi come innovative ti, ci, sta mentando, prendendo in giro.

     
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Name: Andreas Martini
Home: Roma, Italy
About Me: Andreas Martini è uno pseudonimo, ma non sono "una velata": sono visibile dappertutto, ma per scelte diverse, anche politiche, non lo sono su questo blog e nella rete. 26enne, 100% orgoglioso abruzzese, 100% innamorato di Roma, la città che dal 2000 mi ha adottato. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista praticante. Il mio blog è il mio impegno nella lotta per i diritti civili glbt. C'è anche attivismo vero: sono iscritto all'associazione di ispirazione socialista Rosa Arcobaleno e alla Federazione dei Giovani Socialisti.
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