Dopo i due ultimi post su Rosy Bindi, Marco alias Equalmarriage ha più volte polemizzato con me per i toni entusiastici con cui ho giudicato le parole della Ministro per la Tutela della Famiglia. Ci tengo a precisare alcune cose visto che Marco continua a sostenere che "dormo".
Tutto l'apprezzanemento alla Bindi è nato da queste parole: «Nel programma dell’Unione questa parola non c’è. Si parla di unioni civili, e di diritti da garantire», «a me pare che non sia possibile né giusto separare rigidamente le due sfere, quando si parla di diritti delle persone. Dov’è il confine tra privato e pubblico? Se c’è una norma che si applica a due persone, anche i terzi sono tenuti a rispettarla. Vedremo. Ne discuteremo. Dovremo evitare uno scontro ideologico». Io le ho lette così: il nome Pacs non c'è ma si può comunque parlare di un aspetto peculiare dei patti civili di solidarieta, la pubblicità dell'atto, l'inoppugnabilità dell'atto da parte di terzi.Lei nonostante cattolica, nonostante membro di una partito cattolico ed espressamente ruiniano, nonostante alla guida di un ministero che la chiesa voleva accaparrarsi, ha avuto il coraggio di dire che è favorevole a ciò cui molti altri eminenti membri della Margherita sono contrari. Si leggano oggi le parole di Rutelli che ricordano per l'ennesima volta il programma dell'Unione e quindi l'inesistenza dei Pacs E della sua clausola più importante.
Se poi mi si rammenta che a gennaio la stessa Bindi disse altro - le famose dichiarazioni di San Martino del Campo - io ricordo che si può cambiare idee (e infatti ho parlato di apertura non di totale favore per i PaCS) e che normalmente le dichiarazioni si leggono in ordine cronologicamente crescente non decrescente!
Io ho definito quell'apertura coraggiosa e non sono stato l'unico:
Così arrivano l'abbraccio di Emma Bonino («brava e coraggiosa»), i complimenti di Daniele Capezzone («positivo passo in avanti»), l'entusiasmo di Barbara Pollastrini, ministro diessino per le Pari Opportunità, che dice di voler proporre entro sei mesi «oltre alle quote rosa, un progetto di legge sulle unioni di fatto», l'incoraggiamento di Franco Grillini, («bene quel riferimento ai diritti pubblicistici»), la difesa di Marco Rizzo («da destra solo attacchi strumentali»), la soddisfazione di Vladimir Luxuria e Titti De Simone («per la prima volta il riconoscimento pubblico delle unioni civili non sembra più uno scoglio insormontabile»). (Corriere.it del 22/05/06)
A dimostrazione che l'ho letto come Emma Bonino ecco un stralcio da un articolo appena trovato: Non si tratta infatti per la Bonino «un problema di diritti individuali, quelli sono sanciti dalla Costituzione, ma piuttosto di diritto pubblicistico dell'unione di fatto e dell'inappellabilità rispetto a terzi, perchè questo è il vero problema di fondo». «Se poi vogliamo chiamarli Giuditta, Pacs o Genoveffa - ha concluso - non è questo il problema, l'importante è che non ci sia una formulazione ambigua per quanto riguarda il diritto di riconoscimento pubblicistico». (Unità.it)
Che poi il coraggio sia durato poco non ci posso far niente! Che le parole della Bindi non significano per forza che i PaCS ci saranno è un altro discorso. Lei anche nella lettera ad Avvenire ha confermato la sua intervista ha confermato quindi la lettura che gran parte dei suoi colleghi e della gente ha dato: è disposto alla pubblicità dell'atto. Cosa che non ritengo di poco conto, anzi, determinante! Non credo che le battaglie si vincano con i muro contro muro e con l'intransigenza e vedere un bagliore di luce nelle parole della Bindi lo credo cautamente importante.
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Andreas,
quale atto? quale atto? ha parlato di diritti e di eventuali norme che si applicano alle persone in convivenza.
la Bindi, se leggi bene anche il Corsera, si è rifatta al Programma (che parla di unioni civili dicendo che occorre garantire diritti e facoltà alle persone) e a detto che la parola pacs non la vuole poichè non è nel programma. L'intervista di gennaio, relativa alla scrittura del programma, non viene affatto messa in discussione da questa intervista di maggio, ma anzi serve a chiarirla... laddove la Bindi non vuole la parola Pacs non pone una questione di nome: intende che non vuole seguire la linea francese, ergo non vuole riconoscimento alcuna registrazione. Non a caso, la Bindi ora dichiara di essere stata fraintesa e che, come intesa programmatica implica, di piccoli matrimoni non se ne parla.
Che poi qualche politico, RnP e l'on. Grillini inclusi, abbia espresso parole di gioia penso sia normale... dopotutto, devono pure dare momentum a un dibattito che, per merito delle forzature del Corsera e di altri (forzature contro cui si è pronunciata la stessa Bindi), si stava orientando verso la linea francese. o no??
Riflettici, vedrai che ti sei illuso.