La campagna elettorale è il periodo più assordante dell’anno, di ogni anno! Che lo vogliamo o no, in questo paese si vota molto spesso e anche quando non sono previste tornate elettorali c’è sempre quella campagna elettorale permanente durante la quale si sprecano rivendicazioni, impegni programmatici e messianiche promesse. Anche nella campagna elettorale che sta per esplodere in tutto il suo rumore sentiremo tante, tantissime parole, ma per quel che ci riguarda, come persone glbt, non sentiremo nulla di buono. E non bisogna essere profeti o veggenti per saperlo, basta la memoria e l’osservazione della realtà. Nel Paese dove nulla cambia, non cambierà nemmeno la classe politica e, di conseguenze, i programmi. Il vecchio rimane vecchio: dopo 14 anni candidato premier del centrodestra sarà ancora Berlusconi. Il nuovo è comunque vecchio: basta guardare il Manifesto dei valori del Partito Democratico. E allora continueranno a parlarci di diritti delle persone e non diritti delle unioni, di liste della spesa, di panieri di diritti, di contratti dal notaio e di altre priorità. Le parole che vorremmo sentire non ce le dirà nessuno dei papabili premier: uno ripeterà fino alla morte che quello che ha in mente non è l’estensione del matrimonio alle coppie omosessuali, ma solo pochi e pure confusi diritti; l’altro evocherà il matrimonio solo per scongiurarlo cercando di attrarre il voto dei cattolici conservatori. Ce le diranno solo i partiti che da soli non governano, perché o finiranno all’opposizione o, in caso di ribaltamento dei pronostici sul vincitore, saranno minoranza nella maggioranza. E che valore avranno allora? Nullo, semplicemente perché in Italia non esiste il “voto gay”, quel voto che potrebbe dare forza a chi ci sostiene senza giri di parole e che eviterebbe pentimenti postumi, quando ormai è troppo tardi ed i cori “te l’avevo detto”, già riecheggiano da ogni parte, soprattutto dai gay destrosi. Esiste solo una vecchia concezione di trasversalità che non ha portato nulla di buono, come nulla di buono ha portato la strategia pacs. È allora inutile chiedersi se cambiando nome, cedendo su alcune parole, tornando al passato, si riesca ad arrivare all’obiettivo “diritti per le coppie formate da persone glbt”. In Italia il piano semantico della battaglia non ha più alcun valore e almeno su questo si è coerenti: non le chiamano nemmeno unioni civili perché delle unioni civili non hanno nulla! Quelle presupporrebbero una sorta di pacchetto all inclusive e invece loro mica hanno in mente di darci tutti gli optional, o comunque non tutto chiavi in mano. Ci sarebbe da incazzarsi. Ci sarebbe da armarsi, partire e scendere in piazza. E invece? Si prevede l’esatto contrario! Ricordate LiberaItalia? Che fine ha fatto? Beh noi non siamo parte, pur potendo, dell’elitario scambio di email tra i leader delle associazioni, ma bastava constatare il silenzio, anche sui media glbt, sull’evento per capire quello che poi ci è stato confermato: la manifestazione prevista per il 15 marzo non ci sarà. Perché? Perché saremo in campagna elettorale! Volevamo urlare il nostro dissenso, volevamo fare il V-day in salsa glbt, volevamo dire che non siamo più disposti a favorire una politica che non ci tutela e potevamo farlo approfittando – senza volerlo – del grande palcoscenico della campagna elettorale e invece hanno preferito il silenzio. I benpensanti non albergano da queste parti e allora diciamo chiaramente come la pensiamo: LiberaItalia non aveva riscosso il successo sperato, le adesioni erano pochissime al contrario delle critiche, tantissime, e allora si è colta la palla al balzo annullandola perché sarebbe capitata nel pieno della campagna elettorale. Quale mossa più sbagliata! Avevamo finalmente tutti i riflettori della politica accesi, potevamo per la prima volta dire pubblicamente che il nostro voto non deve essere scontato per nessuno e ci dovevano ascoltare per forza e invece preferiamo continuare a mettere tutto nelle mani di un paio di gay e lesbiche nel PD o nelle mani dei partiti che al massimo arrivano all’8 %.Non era forse meglio ripensare velocemente la manifestazione e la sua piattaforma in modo più prettamente politico-elettorale, con la speranza di guadagnare più consensi, e approfittare del periodo? Una piattaforma che abbia l'obiettivo di riportare al centro del dibattitto politico la grande questione aperta dell'uguaglianza e dei diritti civili per i cittadini glbt (e non solo), costringendo i candidati a schierarsi sulle questioni vere e a confrontarsi con un movimento incazzato e non più disposto ad accettare caramelle Questo annullamento in sordina è l’ennesima dimostrazione che un movimento non esiste, che quello che c’è non ha una strategia politica, che i personalismi e gli schieramenti delle singole associazioni valgono molto più di una mossa politica ben studiata. E' l’ennesima dimostrazione che il silenzio è peggio delle parole che non ci piacciono. Lo stile di No Vat può essere discutibile, ma loro ci sono, nonostante tutto, e forse saranno gli unici a fare sentire quanto siamo incazzati. Saremo gli unici, perché pur non condividendo tutto, ci si deve essere, con la speranza che non sarà l’unica manifestazione a impronta glbt nell’arco di questa campagna elettorale. 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Hai perfettamente ragione, nessuno ci ascolta perché noi stessi non pretendiamo nulla dai politici che vorrebbero rappresentarci, mi sarebbe piaciuto essere alla manifestazione NO Vat che si tiene oggi a Roma, purtroppo le distanze e i tempi rendono difficile farlo.
Dobbiamo dare il nostro voto solo a chi fattivamente ci ha sostenuti, a chi si è dimostrato coerente nell’esaltazione dei valori di laicità e parità di diritti dei cittadini, La rosa nel pugno (in particolar modo i radicali) e Rifondazione Comunista. Solo così potremo far sentire la nostra voce, quando la nostra percentuale farà scattare questi partiti a dimensioni inaspettate forse gli altri cominceranno a riflettere sull’unità di vedute all’interno della comunità GLBT, ma finchè esistono gay autolesionisti decisi a votare per Berlusconi e Fini nessuno potrà mai rivolgere le sue attenzioni verso le nostre cause.