Questo ritaglio è preso da " Queer", rubriaca di "Liberazione", dello scorso 3 giugno. Già da tempo pensavo di scrivere almeno un paio di righe su questa moda ormai diffusa e da pochi compresa di "storpiare" quell'acronimo che già nella sua forma originale è ancora poco conosciuto. Ci pensavo da quando ho visto che ormai nei comunicati stampa delle associazioni sempre più spesso la L ha preso il primo posto, sulla scia di quel politically correct che vuole prima le signore e poi i signori, e da quando il collettivo Sui Generis - non so se per primo - ha messo la T al primo posto. Se fosse una scelta di gusto a mio modesto avviso, da comunicatore, penso sia poco utile anzi confonde ancora di più le idee di chi a mala pena riconosce il GLBT. Non a caso anche quando la stampa utilizza questa forma deve spiegarne, tra parentesi, il significato. Le varie storpiature, quindi, secondo me, sono frutto di una scelta politica e di importanza. Scelta lecita, che non sto qui a discutere, ma che quantomeno non deve essere nascosta. Un consiglio ai giornalisti non specializzati del settore, nel dubbio.... non usate nessuna di queste! Siamo gay, lesbiche, bisessuali e transgender (sta moda poi di mettere la Q di queer... bah!). Detta così occupiamo molto più spazio ma è lo stesso con le dovute parentesi per spiegare la sigla a chi non è (ancora) avvezzo. |
Hai scritto "rubriaca" perché pensi che si alcolizzino prima di scriverla?