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giovedì, aprile 24, 2008
Intervista a Grillini
Franco Grillini durante il suo impegno a Montecitorio, prima nei DS e poi negli ultimi mesi nella Costituente socialista, non si è fatto conoscere solo come uno dei primi deputati dichiaratamente gay. Ma anche come grande appassionato di tecnologia e telecomunicazioni di nuova generazione. La nostra allora non poteva che essere un'intervista fatta sotto questa insegna: una chiacchierata su Skype, per parlare delle amministrative romane, ma anche del suo futuro nel mondo dell'informazione.

Grillini, come giudica il suo risultato alle amministrative romane?
«Naturalmente quando si prende lo 0.82 si desidererebbe aver preso qualcosa di più. Ma se si fa un paragone i miei circa 14mila voti, sono più di quelli dei Radicali, più di quelli di Baccini che ha speso miliardi ed ha fatto una campagna con mezzi non paragonabili con quelli a mia disposizione e sono più delle liste civiche di Rutelli, a parte quella che portava il suo nome. Bisogna allora rivalutare il risultato. Molti gay mi hanno votato, ho avuto un forte voto disgiunto e posso ritenermi soddisfatto del dato politico emerso: è stata la prima volta di un esperimento di questo tipo, un leader gay che usa la sua faccia in una competizione elettorale di questo tipo. Lo scopo principale era quello di far vivere quello che sta cuore dei laici: le libertà ed i diritti civili. C'è anche da tenere conto che tutto questo è avvenuto nel quadro di uno tsunami del voto utile, sia a livello nazionale che locale. I cittadini hanno preferito votare le coalizioni maggiori ed in particolare anche il nostro elettorato di riferimento ha votato con la paura che vincesse un candidato di destra o ultradestra».

Alla luce di quel risultato si deve dire che nella Capitale non esiste un elettorato laico?
«L'elettorato laico esiste ed è probabilmente maggioritario ma ha preferito il voto utile. Tutti noi sapevamo che era difficile ottenere un buon risultato, potendo contare su finanziamenti per la campagna elettorale molto vicini allo zero. Non dimentichiamo che non abbiamo nemmeno potuto contare su una adeguata attenzione dei media. A Roma, alla Camera, il Partito Socialista ha preso lo 0.5, quindi personalmente ho riportato quasi il doppio dei voti, ma - ripeto - il problema vero è che i laici si sono indirizzati contro Alemanno».

E del "voto gay" cosa ne pensa, c'è stato?
«Secondo me si, anzi sotto questo punto di vista questo voto è la mia principale soddisfazione. Dobbiamo innanzitutto tenere a mente che il voto gay non fa grandi numeri. Anche la Rose Liste di Monaco, verso la fine degli anni 80, riuscì ad eleggere un solo consigliere ma che fu comunque importante per mantenere una amministrazione di sinistra al governo della città, che rischiava di andare completamente nelle mani di cristiano democratici banaresi. Esperimenti di questo tipo sono importanti. Dimostrano una capacità di mettersi in gioco, trovando alleanze e tentando anche per conto prorpio. La strategia è quella di candidare gay già nelle strutture partitiche, non del tutto estranei al mondo politico, come nel mio caso essendo dirigente socialista. È probabile che in futuro ci siano liste civiche con forte componente lgbt, ma la condizione è che a guidarle ci siano personalità che siano al tempo stesso leader politici e rappresentanti del movimento glbt».

Cosa pensa del rifiuto opposto da Rutelli all'apparentamento con i Socialisti anche per il ballottaggio?
«Non mi sorprende. Durante l'incontro di sabato sera (19 aprile) Rutelli, personalmente, era disponibile, ma è stato l'apparato del PD che ha frenato. I dirigenti di quel partito pensano che a Roma si vinca corteggiando l'area centrista e cattolica dell'UDC. È un ragionamento sbagliato secondo me, perché l'elettorato di sinistra è demotivato per la scomparsa della loro rappresentanza dal Parlamento, dovrebbero allora puntare al recupero dell'area laica e soprattutto di quella di sinistra».

A questo punto quali indicazioni di voto darete per il 27 e 28 aprile?
«Personalmente non darò indicazioni particolari. Dopo questo rifiuto è inevitabile lasciare che ognuno scelga secondo coscienza. Il partito romano si muoverà come meglio crede».

Quanto l'allarma il raid al Circolo Mario Mieli e quanto inciderà sul secondo turno?
«Ho visitato immediatamente il Circolo dopo l'attacco teppistico e ho definito l'accaduto come un atto gravissimo. L'episodio dovrebbe incentivare al voto l'area di sinistra anche perché è maturato all'interno di una campagna elettorale dove si è teso a giustificare il fascismo soprattutto tra i seguaci di Storace. L'aggressione era chiaramente premeditata e ciò non fa che aumentare ancora di più il senso di insicurezza nella comunità glbt romana. Tutto ciò deve allarmare, ma "purtroppo" il tentato stupro della studentessa africana, evitato dall'intervento della polizia, ha fatto molto più notizia e distolto l'attenzione da questi recrudescenza di violenza omofobica».

Passando a livello nazionale come si spiega il risultato del Partito Socialista? Quali sono stati gli errori commessi?
«I Socialisti si sono trovati in mezzo al guado. Era una sconfitta annunciata e nessuno si faceva illusioni, ma non si può negare che un risultato così basso ci ha un po' sorpreso. Le risorse per la campagna elettorale erano scarse e anche a livello nazionale la visibilità è stata insufficente. Il problema più evidente è stato quello di non essere riusciti a far capire cosa stavamo proponendo: un profilo ed un partito nuovo. La responsabilità è del gruppo dirigente, che giustamente si è dimesso convocando il congresso per giugno o, molto più probabilmente, per l'autunno».

Potendo tornare indietro farebbe un accordo elettorale con il Partito Democratico?
«Del senno di poi, come è noto, sono piene le fosse. Potendo tornare indietro non si doveva far cadere Prodi. Molti sono amaramente pentiti, Mastelal in primis e poi Casini pentito di non aver sostenuto Marini nel suo tentativo di Governo istituzionale».

E come commenta la debacle della Sinistra?
«In campagna elettorale Bertinotti da un lato ha tento di fare un PD di sinistra, dall'altro lato ha fatto il grosso errore di accettare una separazione consensuale. Ha pagato, come noi, l'inganno veltroniano sul pareggio e sulla inesistente clamorosa rimonta. La Sinistra paga l'ambiguità con cui si è proposta agli elettori. Era un progetto incomprensibile, con un profilo identitario incerto che ha favorito lo spostamento dei voti verso la coalizione democratica».

Lei fu uno dei primi deputati dichiaratamente gay ad entrare a Montecitorio, nel 2001, con il governo Berlusconi II. Ora farà il suo ingresso solitario Paola Concia (PD), sempre con un governo Berlusconi. Cosa ha da consigliarle?
«Concia faccia da punto da riferimento per la comunità. Sia interlocutore tra la comunità gay ed il Governo, intervenga personalmente presso i ministri o con le interrogazioni in aula.
Nella scorsa legislatura siamo andati vicinissimi al provvedimento contro l'omofobia, ma la Binetti ha calato la scure bloccando tutto. Ora sarà molto difficile riprendere questo percorso, soprattutto visto l'aumento dei parlamentari ultraclericali. Dal punto di vista legislativo, stando all'opposizione, potrà fare poco, ma potrà impedire che si approvino pessime leggi anti-gay. Comunque, chiaramente le consiglio di ripresentare tutte le proposte di legge a favore dei diritti civili, impegnandosi a farle calendarizzare».

Quali sono gli impegni per il futuro dell'onorevole Grillini?
«Intanto quello di rimettermi in piedi fisicamente, gli ultimi sono stati mesi disperatamente difficili e dispendiosi sotto il profilo psicofisico. Continuerò sicuramente il mio impegno nel campo dei diritti glbt, ma il progetto vero è il rilancio di Gaynews.it e di Gaynet. Voglio rilanciare l'associazione di giornalisti ed operatori dell'informazione gay interessati a massimizzare l'informazione sui diritti civili e sulle tematiche della laicità. Mi piacerebbe inoltre lavorare alla rinascita di una TV gay e lanciare un network radiofonico sempre a tematica gay. Dal punto di vista politico presto tornerò a fare la campagna elettorale per il sindaco di Bologna, che avevo cominciato già prima della candidatura al Campidoglio».



Andrea Tornese Periscopio

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posted by Andreas Martini @ 2:20 PM  
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Chi sono

Name: Andreas Martini
Home: Roma, Italy
About Me: Andreas Martini è uno pseudonimo, ma non sono "una velata": sono visibile dappertutto, ma per scelte diverse, anche politiche, non lo sono su questo blog e nella rete. 26enne, 100% orgoglioso abruzzese, 100% innamorato di Roma, la città che dal 2000 mi ha adottato. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista praticante. Il mio blog è il mio impegno nella lotta per i diritti civili glbt. C'è anche attivismo vero: sono iscritto all'associazione di ispirazione socialista Rosa Arcobaleno e alla Federazione dei Giovani Socialisti.
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